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Valbiandino.net : notizie dalla Valsassina e non solo...

Venerdì, 11 Giugno 2021 06:21

SITI TRUFFALDINI

#attentialletruffe Fate attenzione e condividete con i vostri contatti. Sta girando questa nuova tipologia di truffa. Siti Internet apparentemente molto ben costruiti, immagini di personaggi famosi come testimonial (inconsapevoli) e promesse di guadagni stratosferici. Queste le caratteristiche di siti truffaldini scoperti dalla #Poliziapostale che attirano ignari investitori sottraendo in realtà il denaro alle vittime.

Giovedì, 10 Giugno 2021 19:18

IL DILEMMA ASTRA ZENECA

Prima bisognava darlo agli Over 60 (gli unici che potevano vaccinarsi) poi agli Under 60.
Le donne ? Va bene se insegnanti ( quasi tutte vaccinate con Astrazeneca), poi invece no a quelle sui 40 anni (meno male che di insegnanti giovani ce ne sono poche). Con l`Open Day ne sono state date migliaia di dosi ai giovanissimi (erano li`, avanzavano, che facciamo le buttiamo ?)
Adesso il CTS dira` che e` stato un grande sbaglio.
Insomma, forse non e` un grande vaccino, ma sicuramente e` il simbolo della Politica Italiana.
La confusione piu` totale, oggi dico una cosa domani il contrario. Veramente perfetto per noi !

Giovedì, 10 Giugno 2021 07:08

Non comprate medicinali dal Web !

Oscurati 34 siti web, i gestori dei quali sono responsabili del reato di somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica.
L'operazione internazionale è stata coordinata in Italia dal Servizio polizia postale e delle comunicazioni con la partecipazione del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia.

LE CELEBRAZIONI DEL 2 GIUGNO A LECCO DALLE PAROLE DEL PREFETTO CASTRESE DE ROSA

"Stamattina a Lecco è stato celebrato il 75^ Anniversario della fondazione della Repubblica Italiana. Consegnate 11 onorificenze OMRI e 5 targhe quale segno tangibile di gratitudine da parte mia a quanti si stanno adoperando per farci uscire, prima possibile, da questa pandemia (al personale sanitario di ATS Brianza e ASST Lecco, ai fratelli Crippa per l'hub vaccinale offerto alla comunità nella loro azienda Technoprobe di Cernusco Lombardone, alla Fondazione Comunitaria del Lecchese e a Paolo Cereda, alla memoria, già coordinatore di Libera).

Oltre al messaggio del Presidente della Repubblica, ho voluto rivolgere un pensiero ai nostri giovani che hanno vissuto la fatica della pandemia nel silenzio, nella realtà virtuale, nella solitudine. Nostro dovere coinvolgerli ed accompagnarli ad acquisire fiducia nel futuro, restituendo loro i luoghi di socialità, e avere la capacità di ascoltarli perché non sono i cittadini di domani, ma sono cittadini già oggi.
Infine un elogio al "Sistema Lecco", capace di sinergie importanti, andando oltre le diversità, grazie ad un'identità costruita sulla cultura del lavoro, della solidarietà e della centralità della persona umana. Lecco, tra le province lombarde, continua ad essere al primo posto per dosi di vaccino somministrate.
Orgoglioso di dare il mio apporto a questa Comunità e sostenere i Sindaci nel loro impegno quotidiano".

Nelle foto: la celebrazione del 2 Giugno a Pasturo

Giovedì, 03 Giugno 2021 07:20

UNA CENA TRA AMICI

Quest'anno trascorreremo a casa di amici palermitani l'Immacolata Concezione. Ci faranno compagnia una decina di parenti e “qualcosa da mettere sotto i denti”. A Palermo, si sa, in questo periodo (e non solo) lo sport preferito di chiunque è trascinare il proprio duodeno verso limiti di sopportazione semplicemente inimmaginabili. E, ovviamente, anche le prostate malandate dei più subiscono un'attività anomala, inondate da ettolitri di vino bianco, giallo, rosso e blu.

Entro di soppiatto nella cucina dei miei amici e mi si appalesa subito, algida e imponente, un'antica pentola di dimensioni ciclopiche, la cui superficie copre quasi tutto il piano cottura.
Titubante e circospetto mi avvicino per scoprire cosa mai si nasconda sotto il coperchio, martoriato da troppe battaglie.
Immediatamente, vengo investito da un'ondata di profumo che mi stordisce, annichilisce le mie papille gustative e guida le mie dita alla ricerca di un tozzo di pane da intingere con bramosia nel sugo di maiale che sobbolle lento e rassegnato, a 5 cm da me.
La mia amica, proprietaria di casa nonché della pentola e del sugo, mi blocca con un pugno nei reni. “È ancora presto! Deve cuocere perlomeno altre tre ore!” mi dice. Io, che sono notoriamente una persona gentile, non la prendo a calci e pugni. Non reagisco. Sono un signore, io!
Per il giorno seguente, comunque, dovrebbe esser pronto, mi dicono. E, forse, mi sarà concesso fare la scarpetta con 2 o 3 filoni di pane raffermo e non.
Alla pentola, per essere totalmente felice, mancano tuttavia ancora 4-5 kg di maccheroni caserecci da cuocervi dentro con delicatezza.
“Basteranno?” si chiede tra sé e sé la mia amica.

Ella mi confessa che in quel sugo stanno crogiolandosi anche 8 kg di carne di maiale, ucciso precedentemente dal marito, presumo. Lui è un medico conosciuto. Non mi picchia mai, ed essendo buono di cuore, evinco quindi che prima di infilare il suino nella pentola lo abbia dapprima stordito con una puntura delle sue e successivamente tagliato a piccoli pezzi col suo bisturi preferito, quello che tiene nel taschino, accanto al sigaro. Ma non è tutto. Vengo a sapere, dalle solite voci di corridoio, che anche diversi kg di patate e ben 30 uova di gallina (viva, ma non la stessa) stanno annegando in quel sugo col povero maiale, le cui costine fanno a gomitate con salsicce e altre amenità tra il concentrato di pomodoro e la passata. Il tutto, per spegnere l'inestinguibile appetito di una quindicina di palermitani e del sottoscritto, unico straniero tra tanti. In quanto “milanisi” appartengo, infatti, a un'altra razza.
La mia adorata fidanzata, da sempre, si nutre invece quasi esclusivamente di odori e aromi: a tavola ci guarda ogni volta con commiserazione e un pizzico di malcelato disgusto.
La domanda che continua a serpeggiare nell'aria, persino tra i vicini di casa e nei condomini adiacenti, è una sola: “basteranno 5 kg di pasta?”
Per fortuna, a spegnere ogni dubbio ci pensano i parenti. Hanno portato, in via cautelativa, alcuni kg di dolci, diverse torte fatte in casa, vino, “pane bbuono” e altre cibarie non avariate che sfamerebbero tranquillamente un battaglione di bersaglieri e i loro parenti di primo, secondo e terzo grado.

Sì, forse riusciremo a saziarci e la Madonna da lassù, sorriderà con noi.
Al di là di ogni teoria di fisica quantistica e non, quando quindici palermitani si siedono a tavola, il cibo pare evaporare, risucchiato chissà in quale dimensione, da oscure presenze. Un buco nero ricolmo di succhi gastrici fenomenali.
Io, con la modestia che mi contraddistingue, porto a termine il mio compito: ingoio il mio kg di pasta al sugo, mezza dozzina di pasticcini, una fettina di torta, mezza pagnotta e riesco incredibilmente a non macchiarmi. Mi accorgo troppo tardi che poco più in là ci sono due salami al pistacchio lunghi un metro... Memorizzo il luogo e chiedo incredulo al mio amico come mai essi, i salami, non siano sulla tavola. Egli non se ne capacita e si scusa.

Intorno a me, tutti mangiano qualunque cosa. C'è chi azzanna perfino la mano del vicino e si ferma soltanto quando lo sente urlare. Nessuno si ferma. Ognuno conduce la propria battaglia personale contro l'altro a chi mangia di più. Di colpo, verso le 15.30, tutto finisce. Iniziano, sommesse, le prime eruttazioni.
Dopo l'allegro bagordo, il mio amico (il dottore che uccide i maiali), ha l'occhio vitreo. Il suo sguardo, solitamente vispo e intelligente, ha lasciato il posto a un'espressione assente, quasi allucinata. Si acciottola sul divano e di colpo perde i sensi e si addormenta, tra il poderoso frastuono di chi ancora cerca di ingoiare qualcosa, con agire famelico e disinvolto. Io chiacchiero di politica col nipote del mio amico e sento il ventre urlare e chiedere pietà. Mi distraggo un minuto e mi accorgo che il corpo del mio amico non giace più sul divano. Qualche parente, evidentemente, ne ha spostato il cadavere altrove, per non turbare i presenti. Invece il dottore è ancora vivo! Riappare dopo una buona mezz'oretta, vispo come sempre e apparentemente ancora in possesso delle sue facoltà mentali. L'infame è andato a dormire, lasciandomi a combattere da solo contro tutte le tentazioni della carne (di porco morto).
Inizia l'atteso e celeberrimo poker a farfalla. Io e il ristorato seguace di Ippocrate ci mettiamo in società. Vinciamo senza pietà quasi tutto quel che c'è da vincere e infine ci spartiamo il bottino: 2 euri a testa!

Lui è quello bravo a giocare, io quello fortunato e che osa osare l'impossibile. Siamo una coppia imbattibile. Di tanto in tanto, ci rifocilliamo con grappe, amari, cassate, pandori (non in ordine alfabetico, però. Come capita capita). Ma questo agire sconsiderato scatena all'interno di me medesimo una terribile lotta per la sopravvivenza. Percepisco nitidamente il mio duodeno arrotolarsi dietro il fegato e le uova e il maiale si dimenano quasi a voler uscire in fretta e furia dal mio esausto esofago. Per fortuna, mi dico, sono a casa di un medico. Lui mi salverà!
Gli chiedo lumi ed egli, generosamente, mi regala ben 4 Maalox. Non ha altro...
Un'amara riflessione mi attraversa l'anima: io rischio di esalare l'ultimo respiro a causa di un'indigestione e del porco (che lui ha ucciso) e in casa, lui medico, non ha altro che 4 misere pastigliette di Maalox? È inconcepibile! Mi riprometto, il mattino seguente, di farlo radiare dall'ordine dei medici digestologi. Ippocrate e il ministro della salute ne saranno felici.
Quatta quatta, nel frattempo, si avvicina la notte, aqquattata in un silenzio irreale, cosa rara al quartiere Brancaccio. Ognuno trascina se stesso verso la propria stanza. Ho già ingoiato due Maalox, ma dal buio riemerge l'ombra del mio amico. È ricurvo e avanza a zig zag. Mi chiede, quasi supplicandomi, se ho un Maalox da dargli.

Ma come? Da quando in qua si chiede indietro un regalo o parte di esso? È veramente paradossale. Il mio amico, però, ha lo sguardo sofferente. Anche dentro di lui, salsicce e costine e cassate lottano ferocemente e non mi sento di negargli una delle mie Maalox. In fondo sono a casa sua. È sua la carta igienica, suo il letto ed anche le Maalox erano sue.
Gliene allungo una, ritirando subito la mano. L'ultima potrebbe essere quella in grado di salvarmi la vita. Saluto in fretta il mio amico e mi chiudo nella mia stanza. Nascondo nella mutanda bianca a costine l'ultimo Maalox poiché, nottetempo, il mio amico potrebbe tentare di sottrarmi l'adorata pastiglietta, che non è neppure azzurra, ma bianca come la neve che cade senza fare rumore un po' qui e un po' lì. All'interno della mia mutanda lui, il dottore che uccide e mangia maiali, non la troverà e soprattutto non la cercherà mai! Posso finalmente addormentarmi felice. Domani è un altro giorno, diceva qualcuno. Sì, vero. E io devo assaggiare il salame al pistacchio, prima che qualcuno lo faccia sparire chissà dove.
Ma la domanda adesso è una sola: basteranno due salami lunghi un metro per 4 persone? Lo scopriremo solo vivendo.

Martedì, 20 Aprile 2021 07:08

NUOVO DIRIGENTE DELLA SQUADRA MOBILE

QUESTURA DI LECCO: ARRIVATO IL NUOVO DIRIGENTE DELLA SQUADRA MOBILE

Nella mattinata di lunedi 19/04, proveniente dalla Questura di Rovigo, ha preso servizio presso la Questura di Lecco il Commissario Capo dott. Gianluca GENTILUOMO (nella foto con il Questore D’Agostino).

Nato a Messina, 35 anni, laureato in Giurisprudenza, abilitato alla professione di Avvocato, con Master di II livello in Professioni Legali (SSPL). Vinto il concorso per Commissari della Polizia di Stato, nel dicembre 2015 iniziava il biennio di formazione presso la Scuola Superiore di Polizia di Roma, all’esito del quale conseguiva il Master di II livello in Scienze della Sicurezza. Terminato il Corso di formazione, nel gennaio 2018 veniva assegnato alla Questura di Genova, dove gli è stato affidato l’incarico di Funzionario Addetto dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico. Nel mese di giugno 2018 viene trasferito alla Questura di Rovigo, quale Dirigente della Squadra Mobile.

Il Questore della Provincia di Lecco Alfredo D’AGOSTINO lo ha accolto ed ha augurato al dott. Gentiluomo buon lavoro, sottolineando l’importanza dell’incarico che andrà a ricoprire quale Dirigente della Squadra Mobile della Questura, nell’interesse della collettività lecchese.

 

Dopo la morte di Giovanni Beri (nella foto) Alpino di lunga data e padre di Giandomenico Beri, titolare del negozio di scarpe Val Shoes e per diversi anni Presidente dei commercianti ambulanti della Confcommercio lecchese, questa sera Introbio tributa il suo omaggio a Pierfranco Invernizzi, scomparso ieri improvvisamente a causa di un malore.

Alle 19,30 nella Chiesa parrocchiale di Introbio sara` recitato un rosario, mentre i funerali si svolgeranno domani pomeriggio, martedi 13 aprile, a partire dalle ore 15 sempre presso la Chiesa parrocchiale introbiese per concludersi nel cimitero di CORTABBIO.

Ancora le piu` sentite condoglianze, a Pierfranco e agli altri "veci" che, non solo per il Covid, ci stanno lasciando, o meglio come dicono gli Alpini "vanno avanti", dalla redazione di Valbiandino.net



Mercoledì, 07 Aprile 2021 09:00

MI RICORDO ECCOME DI TE

Se ripenso al giorno in cui ti ho conosciuto è impossibile non ricordare il tuo volto, le tue gambe larghe, le mani in tasca, stavi lì piantato davanti a me e ai tuoi compagni, a ben pensarci un passo avanti a tutti. No, non era casuale. Tra me e me mi sono detto: ecco un’anima inquieta, di quelle che sanno tutto del mondo e di cio’ che sta dietro l’angolo, di quelle che non hanno bisogno di nessuno, perché i problemi se li risolvono da se`.

Mi hai squadrato per bene, come a volermi dire: e tu che vuoi, chi sei, che cerchi da queste parti? Ero lì perché il mio amico don, mi aveva chiamato per svolgere qualche incontro, per rappresentare un testo teatrale, per fare due chiacchiere con la parte più giovane che mi ha attraversato e che soprattutto mai più ritorna. Ascoltavo le tue scorribande, osservavo la tua mimica, mi rammentavi gli errori, le scelte sbagliate, quando anch’io ero inquieto, un'anima ribelle, che non voleva più niente, più nessuno, volevo godermi la vita, così come veniva. La sera c’è stata la rappresentazione teatrale, seguita dall’incontro, le tante domande, i silenzi più rotondi di qualsiasi perfetta comprensione.

Ah tu sei Vince? Ma quanti anni hai, da quanto sei ritornato in libertà? Una sequela di interrogativi sparati come certezze risapute, conosciute, quasi riducendo tutto a qualcosa di banale. Mi ricordo eccome di te, di me come ero prima di incontrare te. Talmente bene che mi sono sentito in dovere di tacere e ascoltarti, consapevole del rischio dell’impatto in cui andavi incontro, quando quasi gridando mi dicevi che e' meglio non fidarsi mai di nessuno perché tutti ti fregano, meglio fai da te e fai per tre. Mi veniva su dalla pancia una rabbia da fare paura, perché era una sorta di copia-incolla visto troppe volte, per le persone sbagliate incontrate, per la convinzione che è sempre colpa di qualcun altro, mentre più semplicemente il vero problema sei tu.

Tu in attesa del botto, della battaglia, del salto nel buio, tu che scommetti con la morte, ma lei vince sempre e non lo sai. Non so perché ma quel giorno sono ritornato a casa con l’amaro in bocca, non riuscivo a darmi pace, mi domandavo se tu eri il risultato di una rappresentazione della realtà criminale in quanto tale o dalla spettacolarità del modo in cui essa è rappresentata. Ecco allora l’emulazione, la fascinazione del male, avevo di fronte a me, il maledetto per vocazione, ma anche quello che è convinto che mal che vada, è tutto un gioco alla play station, si resetta e si ritorna da capo. Invece non è stato così. Mi ricordo eccome di te.

Martedì, 06 Aprile 2021 07:38

6 Aprile, Giornata della Pasta alla Carbonara

in Video

CareBonara | Le Origini della Carbonara — Un cortometraggio di Barilla

Roma, 1944. Un cuoco italiano incontra un soldato americano con una missione: preparare un pasto speciale per le forze alleate di stanza nella città. Scopri la leggenda dietro le origini della carbonara, un piatto preparato per la prima volta per prendersi cura di qualcuno e che, ancora oggi, unisce le persone. Il 6 aprile, per il #CarbonaraDay​, prepara una carbonara per le persone a cui tieni.

 

Martedì, 30 Marzo 2021 16:54

IL CARCERE TRA MOLOK E NEBBIE TRANSILVANE

Il carcere continua a essere un molok tra le nebbie transilvane, qualcosa che non ci appartiene, perché a nessuno dei cittadini liberi per bene, capiterà mai di averci a che fare. Eppure anche ieri ci sono rotolati dentro; industriali, professionisti, operai e nuovamente un Corona tragicamente obnubilato. Stavo riflettendo su questa affermazione, rammentando come nelle classi scolastiche, i più giovani non sanno nulla o quasi dell’istituzione carceraria, del concetto di pena, di cosa voglia dire privazione della libertà.

Sanno quanto viene loro propinato da films, fumetti e cronache spesso riduttive. Le persone più mature, forse ne sanno qualcosa di più, dico forse perché sono oppressi anch’essi se non dall’indifferenza, quanto meno dall’insicurezza. Da una parte la precarietà lavorativa, dall’altra la scarsità di fondi e di interventi, che spostano l’attenzione dove non c’è luce per meglio vedere. In questo paese dei balzelli, della semiologia a effetto, degli ermetismi che privilegiano i suoni alle verità, sarà meglio riflettere sul dentro e sul fuori che avvolge il pianeta sconosciuto.

Il carcere non è un castello di parole, di ideologie vetuste, superate dal tempo e dalla storia, è ben altro di più importante. Non solamente la vendetta di rimando al male ricevuto, il perdono o la compassione che vorremmo incontrare. Non è recinto di violenza da accettare né da fare. Il carcere è pratica di revisione, di mutamento, di un nuovo stile di vita quale unica garanzia per una maggiore tutela sociale. Dentro e fuori, un connubio che permea la libertà di ogni persona di riparare al male fatto, che impegna il consorzio sociale ad accogliere uomini finalmente migliori. Occorre analizzare il carcere per interrogarsi sullo stesso esercizio della giustizia, non basandoci esclusivamente su una violenza opposta al delitto, al diritto violato attraverso un mero male imposto, ma affidandoci all’equità di una pena giusta perché dignitosa e di una prevenzione che non umilia la necessità del reinserimento del condannato, affinché non abbia a ripetere gli stessi identici errori.

Occorre parlare di carcere, di regole che vanno rispettate, del dazio eventualmente da pagare, forse assai meglio da riparare. consapevoli di quanto il nostro comportamento comunichi più di mille parole. Occorre farlo per riuscire a capire l’utilità e il fine specifico della pena, per scoprire cosa c’è dietro quel muro di cinta: certamente le ingiustizie perpetrate da tanti uomini in colpa, ma anche le loro esistenze, i volti, le speranze disarmanti, le disperazioni dilacerate. In un dentro inteso come discesa all’inferno della violenza, dei soprusi, dell’illegalità, “normale sindrome sociale”, fuori da una normale analisi sulla condizione del detenuto, in una altrettanto anormale ingiustizia ordinaria.

Il meccanismo della manipolazione del sentire cosa è giusto o no, legittimo o illegale, è pratica di tutti i giorni per non significare l’importanza valoriale di legalità e civiltà non soltanto dell’apparato penitenziario, ma dell’intero Paese. Occorre parlare della disumanità che avanza, della richiesta di giustizia che spesso arranca. Bisogna farlo per non farci travolgere dal dolore degli accadimenti, dalla sofferenza delle tragedie, dall’indifferenza verso la morte. Il carcere deve potersi riappropriare della sua autorevolezza, perché rispettando la dignità delle persone detenute, si alimenta il riconoscimento della vittima del reato, come di chi attraverso questa esigenza di riconoscere la solitudine degli innocenti, scopre la possibilità di cambiare la propria esistenza.

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